Resta la melodia di ieri stonata ed impressa in mezzo al cuore. Sto trascinando la penna scettica su questi fogli vergini e vogliosi. Non ho l'anima di poeta quieto. Irrequieto, eterno e vuoto è questo pensiero oneroso. Versi sgravati da nervi non saldi, pochi concetti prestigiosi, poesia da bancarella. Anamnesi seducente per chi adotta la ragione ma io porto per mano il cuore. Rileggendo i miei versi scuoto le fibre improvvisando fantasie di tango. Povero cuore, prolisso e malinconico, ripete doloroso le sue ipocondrie, vulnerabile agli assalti di estranei e di tutte le voci che non parlano. Il mio più grande sconforto le tue ali invisibili e nere, protese verso il nulla o il tutto della vita, le lunghe dita che si intrecciano, pensose e titubanti, al cammino eterno, rincorrendo I giorni. Covo nostalgia di voli distanti in spazi infiniti che non possono giungere alla nostra anima. Tutto ciò che mai sarà di noi.
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